Alla fine, dopo un estenuante dibattito interno, l'ha spuntata Istanbul. Per quattro giorni abbiamo cercato di vedere, capire e vivere questa città nelle sue diverse anime. Ponte tra Europa e Asia è molto europea ma l'oriente compare all'improvviso in un vicolo, in una moschea, in un mercato.
Non è facile capirla in poco tempo, culture diverse si sono alternate e hanno lasciato il loro segno. Quindi ci ha frastornato, confuso. Ma, seppure non siamo entrati in perfetta sintonia, in definitiva l'abbiamo apprezzata, come tutte le volte che una città ci stupisce con le sue variegate differenze.
C'è molto da vedere a Istanbul e pretendere di "collezionarli" tutti è inutile. Fatta una selezione "a sensazione" o guidati dai consigli di amici, indossate scarpe comode, monete per i gettoni del tram in tasca e mappa a portata di mano ci siamo mossi freneticamente rispetto ai nostri standard. Uniche distrazioni (e soste) concesse le vetrine delle pasticcerie: i dolci a base di frutta secca e miele sono tra i nostri preferiti da sempre...
Percorrendo a piedi Ordu Caddesi e Yenicerilir Caddesi, che dal quartiere di Laleli portano a quello di Sultanhamet, si ha modo di osservare zone differenti. Si parte da un quartiere, dove durante il giorno un gran traffico di furgoni e carrelli si muovono per rifornire i molti negozi di abbigliamento all'ingrosso e dove a sera si improvvisano mercatini di qualunque mercanzia, e si arriva nel quartiere della Moschea Blu, di Santa Sofia, dell'Ippodromo (ma non pensate di giocarvi una tris, lo era nell'antichità), della Cisterna Basilica. I molti ristoranti, i bar e i negozi per turisti non sviliscono la bellezza di questi monumenti. Il venerdì la Moschea Blu è frequentata da moltissime persone che vi si recano per la preghiera e che poi si ritrovano con amici e parenti sulla piazza per discutere, scherzare. Se la si vuole visitare all'interno (fatelo!) è meglio farlo in un altro giorno, perchè durante le funzioni religiose non si può entrare e il venerdì sono molte.
A metà del percorso tra Laleli e Sultanhamet si incontra il Gran Bazar. Un'altra città: bellissima dal punto di vista architettonico, già dalla piazza antistante l'ingresso si capisce come sia ancora un posto "sincero". I turisti sono molti, ma i negozi di souvenir paccottiglia non sono tantissimi. Ci sono, e a volte fanno a pugni con gli splendidi tappeti esposti nella bottega accanto, ma percorrendo le viuzze minori si trova un vero mercato, con numerosi orefici, pellettieri, laboratori di tappeti.
Altro mercato che vale la pena visitare è quello delle spezie. Anche qui moltissimi negozi che trattano tè (buono quello di melograno) e spezie rivolti ai turisti. Ma allontanandosi dalle entrate principali lo scenario cambia e molti sono i turchi che vanno a far la spesa. Poco lontano da questo mercato si incontra la stazione di Serkici, in cui arrivava l'Orient Express. Un piccolo museo raccoglie i ricordi del bel tempo andato, la stazione è quasi in disuso (anche se parzialmente in restauro) e non fa certo venire in mente i lussi di quel treno storico. È però affascinante vedere i vecchi locali di inizio 900.
Un altro posto di sicuro fascino è Soguk Cesme, una via vicino al Topkapi, per le sue case in legno colorato.
Passato col tram il Corno d'oro, usando il Tunel (una funiculare che viagga in galleria) si arriva in Istikal Caddesi, un lungo viale pedonale in cui si trovano importanti palazzi, chiese cattoliche e ortodosse, ambasciate, artisti di strada, venditori dei biglietti della lotteria e i negozi delle grandi catene internazionali. Il sabato pomeriggio è affollatissimo di persone che passeggiano in direzione di piazza Taksim e ritorno, per lo più ignorando le vetrine, ma "scontrandosi" spesso con gli altri pedoni. Qualcosa di simile alle "vasche", allo "struscio" di paese ma più simile a "pogare". Arrivati in piazza è d'obbligo il ristoro in uno dei numerosi "Bufe" che vendono kebab e altri cibi, oppure in una immancabile pasticceria. Qualcuno sceglie di affrontare il ritorno sull'antico tram che percorre il viale facendosi strada in mezzo alla folla. Per tornare a prendere il tram, invece del Tunel si può andare a piedi (la strada ora è in discesa). Giù per pittoresche vie e scalinate fino a incontrare la torre di Galata. Probabilmente dall'alto la vista su Istanbul è molto bella, ma la lunga coda e il freddo ci hanno fatto rinunciare.Da Eminonu con il battello (vapur) del servizio pubblico si raggiunge in poco tempo Uskudar, dall'altra parte del Bosforo. La parte asiatica di Istanbul che abbiamo visto si limita a questo quartiere, che ci è sembrato meta di svago e tranquillità per chi arriva dalla parte europea.
Più tranquilla, ha l'aspetto di un paese e non di un quartiere di una metropoli, con meno costruzioni e più natura.
Su entrambe le sponde del Bosforo sono numerosi i pescatori sportivi e stupisce come non si aggroviglino tra loro tutti gli ami lanciati dal ponte di Galata.
Purtroppo non siamo riusciti a spostarci molto dalle arterie principali, se non in casi sporadici. Per andare alla Piccola Santa Sofia, una antica moschea che, pur essendo dichiarata patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, non ci ha detto molto (sarà colpa dei nostri deficit storico-archeologici), ci siamo addentrati in un quartiere antico dove abbiamo potuto vedere una Istanbul meno "cartolina".
In fin dei conti Istanbul è una città piacevole e relativamente facile da girare a condizione di scegliersi delle mete in relazione al tempo a disposizione, altrimenti diventa troppo dispersiva.
Gennaio 2014